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LETTERA APERTA SULL'AUTOCOSTRUZIONE

E’ gia’ diverso tempo che Edilpaglia (associazione italiana edilizia in paglia) sta lavorando con entusiasmo per promuovere forme nuove e diverse di costruire: case in balle di paglia ed altri materiali naturali (terra cruda, calce, legno etc).
Ma non solo.
Il progetto, su cui stiamo lavorando da tempo, e’ quello dell’ ECO-AUTOCOSTRUZIONE FAMILIARE.
Per ECO-AUTOCOSTRUZIONE FAMILIARE intendiamo la costruzione di un nucleo abitativo solitamente su area privata, dove componenti di un piccolo gruppo di persone (una famiglia, un gruppo di amici, alcune coppie) assieme a terzi intervengono direttamente nel processo di costruzione, in forma ASSOLUTAMENTE GRATUITA.
I principi che sottostanno nell’eco-autocostruzione sono quelli della sostenibilità sociale ed ambientale

A Conselice, vicino a Ravenna, e' iniziato il primo cantiere in AUTOCOSTRUZIONE per realizzare una casa in legno e paglia.
Potete vedere alcune foto del cantiere
https://plus.google.com/photos/103187953237381374457/albums/5779513293030569265?authkey=CLfJw6Oo5s7APQ

LETTERA APERTA

AI MIEI AMICI DELLA PAGLIA

Carissimi

e’ gia’ diverso tempo che Edilpaglia sta lavorando con entusiasmo per promuovere forme nuove e diverse di costruire: case in balle di paglia ed altri materiali naturali (terra cruda, calce, legno etc).

Ma non solo.

La paglia, la terra, la calce, il legno sono materiali che ci piacciono, e’ ovvio, ma piu’ della costruzione ci interessa chi la abitera’, come la abitera’ , che vita sociale potra’ costruire intorno e dentro la sua casa e poi ci interessa il processo di progettazione e di realizzazione.

Questa e’ una specie di “lettera aperta” a tutti voi, sul tema che sta a cuore a molti: potersi costruire una casa sana, economica, bella, adatta a noi ed a costi accessibili, nel rispetto delle persone,della terra, delle nostre comunità.

Nasce come uno sfogo ed una reazione a quella che mi sembra essere una inaccettabile trascuratezza dei nostri comuni e del nostro governo su questo tema.

Scusatemi se mi dilunghero’ un po’, ma mi sembrava utile inquadrare il problema della casa in un quadro piu’ ampio.

UN COMPLESSO DI FATTORI HA CONCORSO NEGLI ULTIMI ANNI A QUELLA CHE VIENE
DEFINITA “LA NUOVA QUESTIONE ABITATIVA”:

 fattori demografici:, secondo i dati anagrafici dell’ISTAT dal 2001 al 2004 il nostro paese è cresciuto di 1,5 milioni di famiglie, 500.000 nuove famiglie all’anno. Questo dato così sorprendente è il risultato di vari fattori:
• l’accelerazione dei flussi migratori verso il nostro paese;
• la forte crescita di nuove famiglie italiane, per la fuoriuscita, in ritardo, dai nuclei di origine, dei figli del baby boom della seconda metà anni ’60 prima metà anni ’70, che hanno dato origine a proprie famiglie; la continua riduzione della dimensione media della famiglia italiana.
• aumento della vita media
 fattori sociali ed economici: c’e’ un’esigenza crescente del bisogno abitativo da parte delle fasce economiche più deboli. E oggi per fasce economiche deboli si intendono non solo immigrati, lavoratori atipici, precari, ma nella crisi economica che stiamo vivendo, anche famiglie o persone socialmente integrate con difficoltà nell’accedere al mercato immobiliare (pensionati, giovani coppie, coppie monoreddito ecc). Aumenta il numero di famiglie indebolite dalla crisi, ricompare la povertà abitativa e la disoccupazione crescente che accentua le diseguaglianze. (Essendo una privilegiata, finora il problema di “avere una casa decente” non mi aveva mai toccato da vicino ma da diverso tempo e purtroppo sempre piu’ spesso con l’acuirsi della crisi economica che stiamo vivendo, lavorando nell’Associazione vengo in contatto con persone appartenenti a tutti i ceti sociali - giovani coppie, famiglie con bambini piccoli, giovani professionisti, pensionati etc.- che vorrebbero una casa dignitosa ma non possono accedere a quanto propone il mercato immobiliare dati gli alti prezzi e l’impossibilita’ ad ottenere mutui.... lo sapete che le famiglie italiane sono indebitate per 180 miliardi di euro tra mutui e finanziamenti?)
 fattori legati ai mercati immobiliari ed alla politica territoriale
• una estrema fragilità del sistema delle costruzioni, troppo spesso soggetti a speculazioni facili e a vere e proprie incursioni da parte di scaltri operatori che mirano al profitto a scapito dell’utente finale.
• la crisi economica ha portato ad un depauperamento delle risorse finanziarie degli Enti Locali che sempre meno provvedono a realizzare abitazioni di tipo popolare optando per la vendita dei terreni pubblici a imprese che in cambio offrono un quota degli alloggi finiti, troppo spesso però aventi costi troppo elevati per chi aspirerebbe ad acquistarne uno o a prenderlo in locazione. Non basterebbero interi libri per descrivere la situazione in cui versa il sistema dell’edilizia popolare in Italia e non è questa la sede, tuttavia per conoscenza si possono consultare i siti dell’Unione Inquilini o dei diversi movimenti di lotta per la casa divisi per province e comuni.
• peggioramento dei costi dei mercati dell’affitto,

Si tratta di una situazione non solo italiana.

L’aumento delle diseguaglianze sociali ed economiche che si registra a livello europeo e globale, come dal 2008 documenta l’OECD (>>) ha conseguenze anche sul mercato degli alloggi.
In Europa la crisi di alloggi riguarda ormai 70 milioni di persone mal alloggiate, delle quali circa 18 milioni sono alloggiate precariamente e 3 milioni risultano senzatetto [>>]. Si tratta di persone escluse dal mercato immobiliare, a cui né i singoli stati, né le autonomie locali, né il Social Housing promosso da privati riescono ad offrire soluzioni soddisfacenti.
Secondo dati ONU (2006), attualmente nel mondo
 un cittadino su 3 abita in una baraccopoli (Nazioni Unite 2006) di cui il 6,4% della popolazione totale nei paesi cosìdetti sviluppati
 da 30 a 50 milioni di persone in più all'anno vanno ad abitare in una baraccopoli e 3 miliardi di persone ci abiteranno nel 2050

Tutti i paesi dell'Unione Europea hanno ratificato i trattati internazionali e le convenzioni che riconoscono e proteggono il diritto alla casa:
la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo (art.25),
la Convenzione Internazionale sui Diritti economici, sociali e culturali (art.11),
la Convenzione sui Diritti dell'Infanzia (art.27),
la Convenzione per l'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (artt.14 e 15),
la Convenzione per la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali (art.8),
la Carta Sociale Europea (artt. 15, 16, 19, 23, 30, 31),
la Carta dei Diritti fondamentali dell'Unione Europea (art. 2, comma 94).

Malgrado questo riconoscimento legale degli stati membri dell'UE (spesso rafforzato dalle costituzioni e dalle legislazioni nazionali), il diritto alla casa è sempre più violato.
Solo recentemente, quando l’intreccio tra crisi economica e difficoltà ad accedere o a mantenere una casa si è evidenziato come un elemento centrale per la lotta all’esclusione sociale e alla povertà, l’aumento delle risorse di per l’edilizia sociale è tornato ad essere una priorità per molti paesi.

SI TRATTA DI UNA SITUAZIONE NON SOLO ITALIANA E’ VERO,
MA A DIFFERENZA DI ALTRI PAESI EUROPEI,
COME VIENE AFFRONTATA QUESTA PRIORITA’ DAL NOSTRO PAESE?
DAL NOSTRO GOVERNO?
DAI NOSTRI COMUNI?

L ’offerta di alloggi sociali non è più in grado di dare risposte sufficienti per i bisogni abitativi non solo nelle città ma in qualunque altra dimensione territoriale. E questa “fragilità abitativa” è diventata una patologia sociale.
I provvedimenti presi nel cosiddetto “Piano casa”, atti al miglioramento della qualità architettonica e/o energetica degli edifici, alla disciplina degli interventi straordinari di demolizione e ricostruzione degli edifici, alla semplificazione normativa, hanno tralasciato l’ Edilizia sociale eppure: “Il diritto all’alloggio è innanzitutto un diritto fondamentale che condiziona l’accesso agli altri diritti fondamentali e a una vita dignitosa”( Carta dei Diritti dell’Uomo)
La questione abitativa continua ad essere una vera e propria emergenza ed i modelli di risposta costruiti attorno ad essa, non solo non rappresentano più una possibile via di uscita, ma sono col tempo diventati parte del problema. Infatti se anche i nostri governi affrontassero in modo deciso il problema del social-housing cosa costruirebbero?

Certe periferie sono terrificanti. Io non riesco a capacitarmi di questo.
Nei centri urbani il processo di integrazione tra gli insediamenti popolari e il resto del tessuto urbano, non si è compiuto e quando è avvenuto, è stato prevalentemente fisico: strade, collegamenti, fermate degli autobus e delle metropolitane, qualche servizio di quartiere.
Le città sembrano aver escluso il problema dell’integrazione; hanno seguito e subìto un modello di crescita per frammenti, pezzi di città che riescono ad ignorarsi reciprocamente.
Eppure sembrerebbe tanto semplice...in fondo basterebbe riportare l’attenzione sulla città come “spazio in cui la gente vive, lavora, gioca, si muove, comunica e condivide”.

Per tutte queste ragioni certamente è un grande problema non aver la casa ma spesso è un problema altrettanto grande averla senza essere nelle condizioni di poterla mantenere e gestire, di poterci vivere in modo dignitoso e sicuro, di riuscire a convivere nello stesso stabile con gli altri inquilini, di stare nei cortili di quartieri abitati da 1500, 2000 persone lasciate a se stesse; senza regole, senza aiuto.

Stiamo andando incontro ad un’idea di abitazione che ha molti pensieri, poche risorse ed energie, pochi progetti da proporre ai suoi abitanti.

QUESTO E’ LO STATO DELLE COSE. ALLORA: COSA FACCIAMO?
IN CHE DIREZIONE VOGLIAMO ANDARE?
POSSIAMO ASPETTARE (E QUANDO?) CHE SIA IL NOSTRO COMUNE A FARSI PROMOTORE PER NOI, DI PROGETTI CHE NEL MIGLIORE DEI CASI PRODURRANNO:
CASE TUTTE UGUALI,
LUOGHI SENZA IDENTITÀ,
QUARTIERI SENZA QUALITÀ,
CASE COSTRUITE CON SISTEMI COSTRUTTIVI NON ADATTI IN CUI APPENA CI ANDREMO AD
ABITARE
AVREMO PROBLEMI DI MUFFA E UMIDITA’?
EDIFICI INSALUBRI, CHE DEPERISCONO RAPIDAMENTE PERCHE’ COSTRUITI CON MATERIALI CHE PUR APPARTENENDO ALL’EDILIZIA CONVENZIONALE, NON SONO ADATTI A COSTRUIRE CASE IN CUI VIVE LA GENTE?
CASE CHE ANCHE SE MAGARI DEFINITE DI EDILIZIA POPOLARE NON SARANNO PERO’ ECONOMICAMENTE ACCESSIBILI A MOLTE PERSONE ?

OPPURE VOGLIAMO, NOI, PRENDERE IN MANO LA SITUAZIONE
E RIMBOCCARCI LE MANICHE?

Benche’ sia abbastanza presuntuosa, non penso certo di avere la risposta per risolvere il problema della “questione abitativa italiana”, penso pero’ che qualsiasi sia la risposta, essa debba comunque nascere dal basso, dalle esigenze delle persone e delle famiglie e delle comunita’ e non possa essere un pacchetto preconfezionato deciso dal comune o da chi per lui. (Quando attraverso certi nuovi insediamenti residenziali o certe periferie di recente edificazione – i “ pacchettI preconfezionati” - non posso fare a meno di pensare a che tipo di vita si possa condurre la’, a come i bambini possano crescerci, a che tipo di rapporti sociali possano nascere in ambienti che nascono gia’ cosi’ degradati ed alienanti)

ALLORA PROVIAMO A PENSARE DI COSTRUIRCELA DA NOI, LA NOSTRA CASA:
UNA CASA
SANA,
BELLA,
RISPETTOSA DELL’AMBIENTE,
ENERGETICAMENTE EFFICIENTE,
MODERNA,
ECONOMICA ,
SEMPLICE
NOSTRA.

“Farsi la casa” fa parte della storia dell’abitare e raccoglie l’eredità antica di tanti nuclei familiari che nel nostro paese sceglievano, per contenere i costi di costruzione, di realizzare la casa con le proprie mani, mettendo a disposizione il tempo libero e le loro capacità manuali.
Nella storia dell'umanità farsi la casa è sempre stato un bisogno naturale come bere e mangiare. Sembra stupido ma quanta gente lo ha dimenticato a forza di sentirsi dire che per avere una casa bisogna indebitarsi e lavorare tutta la vita.
Anche in tempi recenti la pratica di costruire direttamente, in tutto o in parte, la casa in cui si andrà ad abitare, è molto comune in alcuni paesi del Nord Europa e in molti stati del Nord America. (Pensate che in Francia l’autocostruzione e’ una pratica corrente e perfettamente legale -e’ possibile costruire una casa completamente in autocostruzione, solo con l’aiuto di parenti ed amici, fino a 170 mq. Vedi l'esempio di Les Castors in Francia, storico movimento associativo nato dopo la seconda guerra mondiale per costruzioni collettive di interi quartieri che raggruppa oggi decine di associazioni indipendenti fra loro su tutto il territorio. Les Castors "Inquadrano" l'autocostruzione individuale per tutto il processo costruttivo e consentono agli autocostruttori di portare avanti il progetto secondo le proprie possibilità, conoscenze e tempo disponibile. L'importo della quota associativa dipende dai metri quadri che si vogliono realizzare e in cambio danno consigli, assistenza finanziaria, assistenza tecnica sul cantiere per risolvere i problemi, grossi sconti sull'acquisto dei materiali, artigiani e manodopera fidata, polizza di assicurazione infortuni a prezzo agevolato... Sono la prima rete di autocostruttori in Francia.)
L’AUTOCOSTRUZIONE E L’AUTORECUPERO, che possono essere totali o parziali (e con varie gradazioni), consentono un sensibile abbattimento del costo di costruzione di una abitazione.
Attualmente, in Autocostruzione si possono realizzare abitazioni ed edifici competitivi (ma noi crediamo migliori) rispetto a quelli della produzione corrente sul piano della qualità architettonica, della durabilità, del risparmio energetico, della biocompatibilità.

Questo processo puo’ diventare, inoltre, un utile strumento per

 la formazione di mano d'opera: L'autocostruzione come cantiere di formazione professionale con la possibilità di imparare un mestiere e quindi di cambiare o trovare lavoro e quindi autocostruzione come fattore di integrazione sociale anche per persone in difficoltà, non solo lavorative ma anche con disagi psichici, fisici...
 l’incremento delle opportunità di impiego degli stessi autocostruttori. (nell’associazione ci sono persone che intendono cambiare lavoro e dedicarsi a tempo pieno alla costruzione di edifici in paglia)
 lo sviluppo delle relazioni sociali, personali e professionali che si crea su un cantiere partecipativo...
Ecco allora nuove soluzioni che arrivano da lontano, dalla nostra storia, e coinvolgono tanto le famiglie quanto le amministrazioni locali, che magari un aiutino potrebbero anche darlo.....

Un processo che aiuta anche l’integrazione sociale, tra vecchi e nuovi cittadini. Perché la casa è anche appartenenza a una comunità, un bene d’uso prima ancora che un bene di consumo, dove le persone possano vivere momenti e spazi comuni, tessere relazioni e costituire nuclei comunitari. Cresce anche in città il desiderio di un vicinato diverso e di condivisione, che le grandi metropoli hanno lentamente eroso riducendo le case a unità isolate prima ancora che private.
Costruirsi la propria casa significa partecipare attivamente e condividere un processo, nel quale i futuri abitanti sono direttamente e materialmente impegnati.

Gli autocostruttori sono una comunità organizzata, autogestita, e assistita nelle procedure e nei lavori da tecnici esperti (architetti, ingegneri, carpentieri...) disposti a collaborare con gli autocostruttori mettendo a disposizione le loro competenze.

TUTTI QUESTI TEMI DI EVIDENTE UTILITA’ SOCIALE
(E NON HO PARLATO DEL COHOUSING!!)
DOVREBBERO ESSERE NATURALMENTE RECEPITI DALLE AMMINISTRAZIONI
COMUNALI CHE DOVREBBERO FARSI PROMOTORI DI QUESTI INTERVENTI

Ed in effetti sembra che in questi ultimi tempi qualcosa si muova:
la regione Toscana, ad esempio, ha stanziato 13 milioni di euro, parte del piano per l'edilizia sociale, per interventi pilota di co-housing secondo le tecniche della bioarchitettura e bioedilizia e per interventi sperimentali di autocostruzione o autorecupero con cofinanziamento di comuni e altri soggetti senza fine di lucro o delle stesse persone destinatarie selezionate tramite gara.

Purtroppo pero’ molto spesso la logica con cui le amministrazioni si muovono e’ una logica vecchia e non molto chiara.

In Italia le “novità” a scopo sociale rischiano di essere usate come specchietti per le allodole facendo sì che compaiano Enti, Consorzi, Onlus e quant’altro che di sociale hanno solo il pretesto ma di reale hanno la volontà di intascare da chi crede veramente in queste forme di partecipazione e si affida a loro.

Quando le Amministrazioni pubbliche si convincono di investire nell’Housing Sociale si dovrebbero affidare non alle competenze di un tecnico qualunque ma ad uno gruppo di persone preparate
che garantisca la cura degli aspetti sociali e organizzativi dei veri protagonisti del processo edile che in gran parte saranno gli utenti finali, che monitori e porti avanti l’iter finanziario e burocratico della complessa genesi del processo autocostruttivo o di autorecupero, che svolga la funzione di facilitatore nei processi della progettazione partecipata prima e delle fasi operative di cantiere dopo.

Ma questo e’ difficile da comprendere dalle amministrazioni locali che in questi ultimi tempi si fanno promotori di PRECONFEZIONATI PROGETTI DI AUTOCOSTRUZIONE e non di PROGETTI DI PROCESSO DI AUTOCOSTRUZIONE in cui il progetto scaturisca dalla mobilitazione delle energie delle persone e porti alla creazione di ambienti e spazi che sappiano meglio esprimere la “cultura” del luogo in tutti i suoi molteplici aspetti.

Il danno, nel caso si affidi la gestione di processi di Autocostruzione o Autorecupero alle competenze di speculatori che intascano dal pubblico per le loro consulenze e di fatto concludono poco o niente, non è solo economico – perché viene sottratto del denaro alla cosa pubblica senza alcun beneficio– …il danno è cronico, permanente ed irreversibile: le Amministrazioni che vedessero il fallimento anche solo di un intervento non si fiderebbero più di investire in queste forme di partecipazione, a danno di tutti i possibili beneficiari che ne hanno bisogno, che ci credono e che da soli si sentono persi.
In Italia i cantieri di Autocostruzione in regola con tempi e costi previsti in progetto sono pochi rispetto a quello che nelle fonti di divulgazione immediata, come il web, appare.

E siccome non vogliamo correre questo rischio, pensiamo sia opportuno che la richiesta di autocostruzione non venga dall’alto ma nasca da proposte della gente e quindi SE AVETE INTERESSE A QUESTO TEMA, SE SIETE INTERESSATI A COSTRUIRE UNA CASA PER VOI E LA VOSTRA FAMIGLIA E PENSATE CHE LA NOSTRA PROPOSTA POSSA RAPPRESENTARE UNA RISPOSTA ALLE VOSTRE ESIGENZE, PENSIAMO INSIEME A DELLE STRATEGIE PER OTTENERE LO SCOPO DI AUTOCOSTRUIRCI LA NOSTRA CASA IN MODO LEGALE E SICURO E/O PER FARCI NOI PROMOTORI NEI NOSTRI COMUNI DI PROPOSTE E PROGETTI.

NOI INTANTO STIAMO LAVORANDO SU VARI ASPETTI
DELL’AUTOCOSTRUZIONE:

ELABORANDO SISTEMI COSTRUTTIVI CON MATERIALI QUALI PAGLIA, LEGNO, TERRA, CALCE che siano
 ADATTI ALL’AUTOCOSTRUZIONE. Nel sistema che abbiamo elaborato e con cui costruiremo presto diverse case in paglia, tutte le parti dell’edificio (struttura in legno, tamponamento in balle di paglia e intonaci - che presuppongono per la loro costruzione una certa esperienza e manualita’) sono rese particolarmente semplici ed a “prova di autocostruttore” senza esperienza nell’ambito edilizio.
 ECONOMICAMENTE SOSTENIBILI: Con questo sistema una famiglia o un gruppo di amici o una giovane coppia puo’ costruirsi una casa sana ed energeticamente efficiente a costi veramente contenuti (si valuta un costo a mq di muratura comprensivo di struttura + tamponamento con ottime performances energetiche + intonaco pari a 40 euro/mq. Si consideri che solo il costo di 1 mq di intonaco in edilizia convenzionale si aggira intorno ai 20 euro/mq!). Si valuta che il tempo di costruzione per un edificio di 100 mq con due persone che ci lavorano, si aggiri su 1 mese per quanto riguarda la struttura e 2 mesi e mezzo per la realizzazione dei tamponamenti e degli intonaci. Si sono gia’ costruiti edifici in autocostruzione con questa tecnica costruttiva con costi pari a 500-550 euro/mq.
 ENERGETICAMENTE EFFICIENTI: su questo tema noi pagliofili sappiamo di essere molto, molto competitivi!
REALIZZANDO UNA STRUTTURA ORGANIZZATIVA SEMPLICE E SNELLA che permetta una:
 AUTOCOSTRUZIONE FAMILIARE legale a tutti gli effetti. In Italia la cosiddetta “autocostruzione familiare” dove piccoli gruppi di persone, parenti o amici o semplici volontari si mettono insieme a lavorare per costruire una casa, non e’ prevista dalla nostra legislazione (a differenza di gran parte degli altri paesi Europei – ad es. in Francia un autocostruttore puo’ costruire la sua casa fino a un massimo di 170 mq senza difficolta’ facendosi aiutare da parenti ed amici, dando semplicemente comunicazione al comune che il suo sara’ un “cantiere condiviso”). Noi stiamo lavorando, cercando di coinvolgere il maggior numero possibile di persone che da anni si occupano del tema, comuni, regione, Asl, etc per risolvere il problema. Abbiamo gia’ delineato alcuni sistemi organizzativi che ci permettono di essere operativi a breve.
 FORMAZIONE ADEGUATA DEGLI AUTOCOSTRUTTORE: Gli autocostruttori saranno formati sia alla tecnica costruttiva che andranno a mettere in opera sia a tutte le problematiche della sicurezza in cantiere.
ORGANIZZANDO UN GRUPPO DI TECNICI (ingegneri, architetti, carpentieri) che sappia lavorare ad una progettazione ed esecuzione partecipata e disposti a condividere con gli autocostruttori questa esperienza.

Un abbraccio forte a tutti
maria angela

SE SIETE INTERESSATI, NOI SIAMO QUI:

info@edilpaglia.it
maria angela pucci 0572 67362 3336460725 marpucg@gmail.com
Stefano Mattei 03296967731 s.mattei60@gmail.com

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