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Quando l’Olimpiade minaccia i londinesi

A Londra fervono i preparativi per le Olimpiadi del 2012. Per evitare, a tempo, che si ripetano gli errori delle edizioni precedenti. Ma già se ne commettono altri.

Clay’s Lane è un complesso di case in mattoni rossi. Un’enclave su una collina, ex scarico, circondata di fabbriche e di industrie del pesce dal forte fetore. Per Ian Sandison, 58 anni, Clay’s Lane è un po’ l’ultimo rifugio. Era senza domicilio fisso prima di arrivare nel 2002 nella comunità dei residenti. Ma adesso il complesso di Clay’s Lane deve cedere all’avanzata delle Olimpiadi. Come presidente della comunità Sandison gestisce il trasferimento. Il tempo è tiranno: da qui a giugno 2007 i 450 abitanti dovranno sparire. Ma gli abitanti non sono disposti a sopportare tutto. La primavera scorsa la London Development Authority, incaricata di trovare terreni per le Olimpiadi, aveva proposto i Docklands, quartiere a bordo del Tamigi, come soluzione di ripiego. Ma poi si è deciso di cambiare idea. Per tante ragioni. Tra queste il fatto che i Docklands sono situati sull’asse di atterraggio del London City Airport, come ricorda Julian Cheyne, uno degli abitanti. Sandison ritiene da parte sua che il montante degli affitti sarebbe due volte più alto. Il problema di Clay’s Lane è però che sulla collina sulla quale sorge è stato trovato torio, un materiale radioattivo. Il ritrovamento rende le Olimpiadi ancora più care, giacché la regione deve esserne ripulita. Non si può lasciare, in effetti, che i giochi si svolgano su un suolo contaminato. «Il costo delle Olimpiadi? Una tavoletta di cioccolato a settimana per 38 anni»