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Il movimento per gli alloggi in Russia

Un anno fa, il primo gennaio 2006, entrava in vigore il nuovo codice degli alloggi della Federazione Russa; cosa ne è stato, un anno dopo, del diritto all'alloggio e delle lotte per il rispetto di questo diritto?

Un anno fa, il primo gennaio 2006, entrava in vigore il nuovo codice degli alloggi della Federazione Russa; cosa ne è stato, un anno dopo, del diritto all'alloggio e delle lotte per il rispetto di questo diritto?

Le condizioni della riforma

In Unione Sovietica, le spese pagate per l'alloggio erano all’incirca il 5% del costo reale. Nel 1994 il presidente Eltsin ha iniziato una riforma mirata a far pagare alla popolazione il 100% del costo reale delle spese comunali e di alloggio. A partire da quel momento, i prezzi aumentano bruscamente, gravando sul budget delle famiglie i cui guadagni sono lontani dall'aumentare di conseguenza. Se si aggiunge a questo problema la carenza di alloggi, in particolare sociali, e il deterioramento dello stato delle abitazioni, comprendiamo perchè i sondaggi indichino i problemi legati agli alloggi come la causa principale del malcontento della popolazione (in media, più del 70% degli intervistati).

Visti l'accumulo dei debiti delle imprese municipali di gestione degli alloggi e delle infrastrutture comunali, l'invecchiamento degli immobili e delle infrastrutture, il deterioramento dei servizi di manutenzione e l'acuta carenza degli alloggi, si rivelava indispensabile una riforma della politica degli alloggi; tuttavia il corso delle riforme intraprese dal governo russo, sotto l'influenza delle organizzazioni ultraliberali russe (in particolare, "l'istituto dei problemi della città", ispiratore del nuovo codice degli alloggi) ed internazionali (in particolare la banca mondiale e l'OMC) è criticabile. La strada scelta dal governo segue tre parole chiave: liberalizzazione dei prezzi, privatizzazione e mercato. In generale, sono riprodotte le ricette delle riforme economiche degli inizi degli anni 90, alla caduta dell'Unione sovietica: prima lo choc, quindi (forse) la riforma delle istituzioni. Conosciamo il disastro a cui hanno portato queste riforme: massiccio non pagamento dei salari, creazione di monopoli oligarchici, vendita a prezzi di sconto di una grande quantità di imprese, caduta radicale della produzione. Ed oggi ci si propone di seguire la stessa strada per riformare il settore degli alloggi... Sia detto tra parentesi: se le conseguenze della terapia dello choc furono disastrose per la maggioranza della popolazione, un ristretto gruppo di dirigenti e di uomini d'affari ne ha ampiamente approfittato. Ci sono tutte le ragioni di supporre che la riforma nella sfera degli alloggi sposi la stessa logica e che dovrebbe permettere il trionfo di gruppi di interessi economici legati al potere locale. Il loro arricchimento avverrà sicuramente, a spese della maggioranza della popolazione.

Il mondo degli affari cerca attualmente altre fonti di guadagno facile. La divisione della proprietà è presto terminata ed il fatto che le Offerte pubbliche d'acquisto e i raid aggressivi si moltiplichino in questi ultimi tempi, testimoniano soprattutto il restringimento delle possibilità in questa sfera. Quindi è alla sfera dei servizi, che per lo più comprende servizi pubblici, gli alloggi, l'educazione, la sanità, i trasporti pubblici, che si rivolge la ricerca. Gli alloggi e la sfera dei servizi comunali costituiscono il settore scelto. Secondo una stima di Oleg Shein, un deputato dell'opposizione alla Duma di Stato, i flussi finanziari che transitano in questo settore ammontano a circa 3 miliardi di rubli (8,5 miliardi di Euro) all'anno, che i nuovi operatori privati cercano di intercettare. Ad aggravare tutto ciò c'è il fatto che gli inquilini sono praticamente abituati a pagare (a rischio di vedersi tagliare l'elettricità o di essere sfrattati) sebbene generalmente non beneficino di servizi all'altezza di quello che pagano. In particolare le opere di manutenzione e restauro degli immobili sono perlopiù superficiali.

Peggio ancora, la manna non si trova solo nei servizi comunali legati agli alloggi, la stessa questione si pone per la gestione degli immobili e dei terreni adiacenti e senza dubbio con lo scopo di effettuare privatizzazioni alla russa in maniera più o meno legale. Dal momento che la posta in gioco è elevata, la pressione sugli inquilini è molto forte ed arriva fino alle manipolazioni, provenienti da strutture metà-private e metà-pubbliche (o statali). Sfortunatamente, malgrado una rivolta del movimento per la difesa al diritto all'alloggio, la maggioranza degli abitanti russi resta passiva, poco abituata com’è ad organizzarsi per la difesa dei propri appartamenti ed immobili, ed ancora meno ad autogestire le abitazioni proprie. Persino oggi si possono trovare persone che credono che se il loro comportamento sarà giusto (leale), allora lo Stato provvederà loro un alloggio, migliorerà le loro condizioni d'affitto, o concederà dei sussidi. Queste illusioni paternalistiche sono accuratamente sostenute dal potere delle piazze e dai mass media federali. In realtà si sta preparando una vasta operazione di hold-up immobilare. Facciamo il punto sulle linee generali/principali di questa operazione e sulle possibili resistenze.

I costi e i movimenti di protesta contro l'incremento delle tariffe .

La legge federale № 210 sulla regolamentazione delle tariffe comunali, con gli emendamenti della legge № 184, entrata in vigore il 1 gennaio 2006, stabilì i limiti di incremento massimo delle tariffe regione per regione. Tuttavia, i dati dello scorso anno mostrano come il servizio federale incaricato della regolamentazione delle tariffe adatti (naturalmente mediante un incremento) facilmente il tasso massimo ai desideri del potere regionale e locale. In più, la legge in questione regola le tariffe solo temporaneamente. Per quanto riguarda i servizi comunali (gas, elettricità, acqua), le tariffe saranno completamente liberalizzate nel 2009, mentre le tariffe dei servizi legate agli alloggi (rinnovo e manutenzione) saranno liberalizzate quando l'immobile passerà ad un gestore diverso dallo stato (il termine fissato è luglio 2007 per tutte le abitazioni). Visto che i governanti cercano di liberarsi di tutte le responsabilità in materia, il solo modo di resistere è organizzare un'azione di controllo da parte dei cittadini. La sola arma legale di cui essi dispongono è ormai "l'accordo di gestione dell'immobile". Organizzandosi in collettivi per negoziare quest'accordo, gli inquilini avrebbero il mezzo di imporre le proprie condizioni alla società che si occupa della gestione o dei servizi di manutenzione. Al contrario, se l'accordo è imposto dal potere municipale e dalla società di gestione privata che esso avrà scelto, ci sono grosse probabilità che i termini siano più che sfavorevoli agli inquilini.

Un altro problema è la mancanza di concorrenza nel settore. Per ottenere delle tariffe corrette, è necessario un minimo di concorrenza tra gli operatori. Attualmente i servizi comunali sono oggetto di quasi monopolio e la sfera degli alloggi è dominata dalle antiche società di gestione comunale (le famose JEK in russo) privatizzate o in via di privatizzazione, e beneficianti del loro legame preferenziale con il potere locale. Anche questa volta i nostri riformatori liberali non si sono assolutamente preoccupati di creare una sana concorrenza, secondo il loro principio preferito: prima la privatizzazione, e poi vedremo per la concorrenza. Nella pratica questo determinerà la creazione di monopoli privati strettamente legati al potere locale o federale. Finora il carattere di monopolio del settore, così come l'assenza di una trasparenza finanziaria, alleata alla corruzione del potere, sono i fattori essenziali per spiegare un livello delle tariffe ben più alto del costo effettivo. Domani, quindi, l'incremento delle tariffe dovrà essere esponenziale.

Le tariffe sono già un peso troppo opprimente per gran parte della popolazione, in particolare per i pensionati, per gli abitanti delle piccole città così come per gli inquilini già passati nelle mani delle società di gestione. Così, da qualche anno assistiamo al moltiplicarsi di azioni di protesta contro il rincaro delle tariffe, soprattutto all'inizio dell'anno quando gli inquilini ricevono le loro nuove fatture.

Il 2006 è iniziato con numerose manifestazioni relativamente massicce (riunivano qualche migliaio di persone) contro il rincaro delle tariffe, spesso accompagnate da blocchi spontanei dei grandi assi stradali (come per esempio a Blagovechensk, Lipetsk o Oulianovsk). Nei grandi agglomerati urbani queste azioni di protesta sono spesso organizzate dalle forze politiche dell'opposizione, soprattutto dal partito comunista (KPRF); invece nelle città più piccole le proteste scoppiano più spesso in maniera spontanea. Nonostante tutto, di regola esse non portano alcun risultato ed infatti le tariffe non sono state abbassate. Anche altri mezzi di lotta, come i processi intentati per tariffe economicamente infondate, che molti abitanti avevano vinto gli anni scorsi, hanno perso la loro efficacia visto che le riforme legislative hanno, tra l’altro, abrogato l'obbligo di perizie di esperti indipendenti per verificare la fondatezza economica delle tariffe.

Un incremento delle tariffe in un clima di stagnazione dei salari e delle pensioni rischia di portare un'ondata di sfratti dovuti al mancato pagamento delle spese e dell'affitto (lo sfratto è legale dopo 6 mesi di mancato pagamento consecutivi, in assenza di "valide ragioni"). I dati dell'anno scorso indicano che i tribunali interpretano in maniera molto flessibile l'esistenza di "valide ragioni", ignorando per esempio i casi di isolamento sociale o disoccupazione . Gli sfratti sono già cominciati, senza avere per il momento carattere massiccio (sebbene sia difficile giudicare a causa dell'assenza di statistiche in questo campo). In certi casi, quando si tratta dello sfratto dei dormitori operai, l'intervento solidale dei vicini o di militanti ha permesso di evitare le espulsioni; per il momento, però, non esiste in Russia un reale movimento di massa che si opponga agli sfratti, sicuramente perchè per ora gli sfratti riguardano soprattutto le categorie più declassate o emarginate della popolazione. Tuttavia, come è già accaduto nei paesi dell'Europa dell'Est che hanno conosciuto più precocemente la liberalizzazione delle spese e degli affitti, ci si deve attendere un incremento del rischio di sfratti. Poiché le persone in affitto sono quelle più minacciate da questo rischio, si dovrebbe pensare allo sviluppo di un movimento di difesa dei diritti degli affittavoli, per ora praticamente inesistente in Russia (la strategia privilegiata da chi può è la privatizzazione gratuita del loro appartamento statale, possibile fino al termine, rimandato in seguito ai movimenti di protesta, del primo marzo 2010).

La gestione degli immobili ed il movimento degli abitanti

Liberarsi di tutte le responsabilità legate allo stato degli immobili, trasferire il costo del loro mantenimento e della loro ristrutturazione e riparazione agli inquilini ed orientare i profitti dello sfruttamento delle ricchezze immobiliari e comunali a società di gestione private. Queste sono le linee principali della nuova politica degli alloggi. Le argomentazioni presentate sono, in primis , il fatto che lo stato non ha più i mezzi finanziari per sopportare questi costi e secondariamente che in tutto il mondo "civilizzato" i proprietari degli alloggi sono organizzati in cooperative o altri collettivi e gestiscono loro stessi le loro abitazioni.

Tuttavia, se fosse questione di regole "civili", bisognerebbe forse che lo Stato le applicasse a sé stesso. Così come rivendicano da mesi una moltitudine di manifestanti, tramite le loro risoluzioni o petizioni, bisognerebbe in particolare che lo Stato riconoscesse il debito che ha accumulato nei confronti degli abitanti che hanno regolarmente pagato i costi di manutenzione degli immobili a società statali o comunali, quando nella maggioranza dei casi questi interventi di manutenzione si sono limitati ad una "cosmetica" mano di colore all'ingresso dell'immobile, ovvero si è tradotta nell'abbellimento dell'edificio. Al primo posto delle rivendicazioni dei movimenti degli inquilini c'è dunque il riconoscimento da parte dello stato del suo debito interno accumulato durante gli anni post-sovietici e la ristrutturazione degli edifici in stato di avanzato degrado a spese dello stato. Una volta che lo stato russo abbia trovato i mezzi di rimborsare il suo debito esterno, dovrebbe poter rimborsare anche il suo debito interno, in tutti i casi se ponesse le sue responsabilità nei confronti dei propri cittadini sullo stesso piano dei suoi debiti nei confronti di creditori stranieri.

Per quanto riguarda il secondo aspetto del problema, la gestione degli immobili, stiamo assistendo ad una vera commedia dell'assurdo. Da una parte si dichiara agli inquilini che hanno il diritto di autogestire gli immobili, e dall'altra si fa di tutto, dal punto di vista sia legislativo sia pratico, per impedire l'autogestione. L'istituto d'azione collettiva (IKD) che segue da vicino questo aspetto delle cose, ha già raccolto moltissime informazioni che mostrano come le persone siano obbligate a scegliere una società di gestione imposta il più delle volte dai poteri locali, come i comuni e le società comunali si rifiutino di consegnare agli inquilini la documentazione riguardante le loro abitazioni, come i poteri locali rifiutino di riconoscere i risultati di scelte autonome di gestione emesse dai proprietari degli immobili in riunioni plenarie. Sono stati perfino registrati dei casi di minacce aperte e di ricatti. Bisogna aggiungere a queste pressioni la disinformazione di cui sono vittima gli abitanti. Spesso non arriva loro che un'informazione parziale secondo la quale loro sarebbero obbligati a scegliere una società di gestione e che il meglio per loro sia di scegliere la "buona, vecchia" società di gestione comunale JEK. Gli altri modi di gestione vengono passati sotto silenzio, tutto come l'obbligo per tutte le società comunali, JEK o altre, di essere privatizzate prima di luglio 2007.

Oltre alle società di gestione private, il nuovo codice degli alloggi permette ai proprietari di scegliere due altri modi di gestione: la co-proprietà o condominio (i co-proprietari creano un'associazione con persone giuridiche e scelgono un direttore incaricato di gestire, direttamente o attraverso la mediazione di una società di gestione, il loro immobile) e la gestione diretta (i proprietari prendono le decisioni essenziali in assemblee generali attraverso votazione diretta, o votando per corrispondenza; la gestione dell'immobile è posta sotto il controllo di un comitato dell'immobile e di un rappresentante dei proprietari eletto; la gestione diretta si effettua tramite contratti di mantenimento e di manutenzione stabiliti con imprese scelte dai co-proprietari). Questa ultima forma di gestione è quella che permette di limitare l'interferenza delle società di gestione privata ed dl potere locale nella gestione degli immobili e nel controllo dei flussi finanziari ad essa legati. Per questo motivo se ne parla poco se non per dire che essa è irrealizzabile. Peggio ancora, sotto la pressione dell'Istituto dei problemi della città (ultra-liberale), si parla di far passare un nuovo emendamento al codice degli alloggi che elimini questa possibilità di autogestione. Con la forma della co-proprietà (che pecca sovente per la sua mancanza di trasparenza e democrazia ed evidenzia il problema, presente nella legislazione russa, di una responsabilità collettiva degli abitanti degli immobili nel non-pagare le spese), la gestione diretta è la forma che meglio si collocherebbe in un una prospettiva di sviluppo del movimento degli abitanti. Essi prendono collettivamente le decisioni, eleggono un comitato ed un responsabile dell'immobile per rappresentarli, vagliano loro stessi i contratti di manutenzione e negoziano le tariffe. Contrariamente all'informazione parziale trasmessa dai media ufficiali, migliaia di immobili sono già passati all'autogestione. Ad Astrakhan, in particolare grazie all'aiuto attivo del deputato della regione Oleg Shein, centinaia di abitazioni attuano già la gestione diretta. Tuttavia i comitati di cogestione si scontrano con importanti difficoltà, specialmente nel loro rapporto con i fornitori dei servizi comunali ed i poteri locali, ed hanno bisogno di sostegno giuridico e gestionale. Ma sulla base di questi comitati è possibile che si costruisca un solido movimento degli abitanti auto-organizzato in comitati di cogestione o lotta, cosa che in parte si fa già nell'ambito dell'Unione dei soviet (consigli) di coordinazione russi (SKS), rete di comitati locali di lotta creata nell'aprile 2005 che concentra sempre più la sua azione sulla difesa dei diritti legati all'alloggio.

In tutti i casi, il peggio da evitare sono le società di gestione private. Nel corso del 2006 migliaia di azioni di protesta hanno avuto come parola d'ordine " No alle società di gestione!". La campagna meglio coordinata e più critica è stata condotta dalla rete SKS che ha operato durante tutto il corso dell'anno. Questa campagna ha beneficiato anche di emendamenti depositati da deputati dell'opposizione (soprattutto da Oleg Shein e Galina Khovanskaia) per ottenere il rinvio del termine per il passaggio obbligatorio alle società di gestione attraverso concorsi organizzati dai municipi (il passaggio a queste società è obbligatorio per quegli abitanti che non abbiano scelto il modo di gestione del loro immobile). Sotto la pressione dell'opinione pubblica, questa data era già stata rimandata una prima volta (verso la fine del 2005) al 1 gennaio 2006. Poichè il malcontento andava aumentando con l'avvicinarsi di questa data, i deputati dei partiti al potere ("Russia unita") hanno annunciato con grande risonanza mediatica, la loro intenzione di rimandare questo termine per una seconda volta. A fine novembre 2006, prima delle giornate nazionali di protesta organizzate dal SKS, la Duma di Stato adotta effettivamente in prima lettura un emendamento che posticipa il termine al 1 gennaio 2008. Il movimento degli abitanti festeggiava già la vittoria. Ma appena prima di partire per le vacanze di fine d'anno, il 22 dicembre 2006, i deputati hanno adottato in seconda e terza lettura (definitiva) un emendamento completamente riscritto dalle lobby delle riforme secondo il quale i municipi ottengono il diritto (ma non hanno l'"obbligo", quanta sottigliezza in questi termini!) di organizzare i concorsi per scegliere le società di gestione fortunate beneficiarie del mercato della gestione delle abitazioni. Questi concorsi possono cominciare il 1 gennaio 2007 e devono obbligatoriamente completarsi prima del 1 maggio 2008. Queste vergognose manovre vengono tenute nel più grande segreto: i grandi mass media annunciano il rinvio del termine di un anno ed i deputati dell'opposizione denunciano lo scandalo che è oggetto di un blocco mediatico. La conseguenza è drammatica: la maggioranza della popolazione è persuasa di avere ottenuto una dilazione di un anno per evitare di passare sotto controllo delle società di gestione, cosa che certamente rallenterà lo sviluppo del movimento d'autogestione.

Per tutte queste ragioni è urgente sviluppare rapidamente un movimento sociale degli abitanti favorendo la loro auto-organizzazione in comitati degli immobili capaci di resistere agli appetiti delle società di gestione ed alla politica ultralibérale del potere nel settore dell'alloggio. Purtroppo, i partiti della sinistra tradizionale non comprendono affatto l'importanza di questo movimento e si accontentano troppo spesso di organizzare azioni di protesta episodiche esigendo dallo Stato che si preoccupi/incarichi del diritto dei cittadini all'alloggio. Molti partiti chiamano al boicottaggio delle riforme, cosa che in questo caso rischia di tradursi con l'incoraggiamento degli abitanti a temporeggiare.

L'Unione dei Soviet (consigli) di coordinamento della Russia (SKS).

La rete SKS è la sola a condurre realmente una campagna critica per l'auto-organizzazione degli abitanti e la difesa dei loro diritti ed interessi di fronte alle società di gestione ed ai poteri locali e federali, sebbene non manchino alcuni conflitti interni sulla tattica da adottare per cambiare le riforme. Nel corso dell'anno 2006 l'Unione dei Soviet ha iniziato tre importanti azioni coordinate a livello interregionale nel quadro della sua campagna "per una politica sociale dell'alloggio". Dal 12 febbraio al 18 marzo organizzò il "mese di azioni di protesta"; poi, nell’ambito delle giornate mondiali “zero espulsioni” dell'alleanza internazionale degli abitanti, i giorni d'azione del "movimento degli abitanti" del 27-29 ottobre; infine quelle del 1-3 dicembre. Queste ultime giornate d'azione sono state organizzate per sostenere gli emendamenti progressisti depositati dai deputati dell'opposizione per esigere una posticipazione della data d’inizio dei concorsi per l’attribuzione delle abitazioni alle società di gestione e rivendicare il rispetto, da parte dello Stato, del suo debito verso gli abitanti per servizi di manutenzione degli immobili non resi. Inizio dicembre: più di 32 azioni (assemblee, manifestazioni, blocchi stradali) hanno avuto luogo in 24 regioni del paese, alle quali hanno partecipato circa 10.000 persone in totale. In termini d'irradiazione geografica, di mobilizzazione collettiva e di coordinamento, questi giorni sono stato un successo. Purtroppo, la risonanza fornita dai media è stato più che debole: i grandi mass media hanno ignorato completamente questa mobilizzazione. Occorre del resto ammettere che la rete SKS, a causa del suo carattere di coordinamento orizzontale e non fazioso, ha difficoltà a costituirsi un'immagine mediatica; altre aggravanti sono la mancanza di risorse e la sua posizione nettamente contraria al potere in vigore, tanto a livello locale che federale. Si devono segnalare anche casi di repressione di militanti: in particolare nella regione di Mosca (la città di Khimki), dove uno degli organizzatori di un’assemblea proibita dagli enti locali è stato imprigionato per 10 giorni con un falso pretesto.

Le azioni più partecipate si sono prodotte a Ijevsk (Oural), Novosibirsk (Sibérie) e Kirov (Oural). A Ijevsk più del 2000 persone hanno risposto all'appello del Soviet di coordinamento delle azioni cittadine, diretto da Andreï Konoval. Il buono livello di partecipazione alla manifestazione si spiega soprattutto con il lavoro che effettuano i militanti di questo Soviet da mesi per organizzare gli abitanti in vari comitati di lotta o di difesa dei loro diritti. La manifestazione alternativa organizzata dai partiti politici (tra cui il PC) per ragioni puramente politiche ha raccolto, lo stesso giorno, soltanto 250 partecipanti, esclusivamente dei militanti politici e non degli abitanti. Occorre notare d'altra parte i successi guadagnati localmente dal Soviet, a cominciare con l'elezione di Konoval alla Duma comunale. Grazie ad una sua iniziativa, i deputati comunali hanno approvato in novembre una dichiarazione indirizzata alla duma regionale che chiede lo sblocco del fondo per la riparazione delle abitazioni. Inoltre, grazie alla mobilizzazione degli abitanti, il comune della città di Ijevsk sta integrando gli emendamenti imposti dall'associazione locale dei comitati di costruzioni al quadro degli accordi che regolamentarizzano l'attività della società di gestione comunale destinata a essere privatizzata.

A Novosibirsk, la manifestazione, organizzata dal Comitato di azioni interdipendenti, ha visto la partecipazione più di un migliaio di persone. Dopo molti mesi di non attività, questa mobilizzazione è in un certo qual modo una prova riuscita di una rinascita delle azioni unitarie che raccolgono numerosi partiti ed associazioni.

A Kirov, grazie in particolare al lavoro efficace del capo del Comitato locale di azioni di protesta, Valeri Touroulo, deputato della Duma regionale e membro del partito comunista operaio della Russia, la manifestazione ha raccolto attorno a 1200 persone. In questa città, dopo la conferenza interregionale del SKS a Saint-Pétersbourg del 13 luglio, sono stati fondati più di una ventina di comitati d’immobili, riunite in un Comitato di coordinamento. Inoltre, su iniziativa di Touroulo, i deputati regionali hanno approvato una dichiarazione indirizzata alla duma federale che chiede una revisione sostanziale del nuovo codice dell'alloggio ed un rinvio del termine per il passaggio alle società di gestione.

A Kaliningrad, dove la fondazione del Soviet di coordinamento è molto recente, la mobilizzazione è stata organizzata dal PC ed ha raccolto quasi 2000 persone. Alle rivendicazioni comuni al movimento degli abitanti, gli organizzatori avevano aggiunto parole d'ordine più generali che riguardano la rimessa in discussione delle garanzie sociali dei pensionati.

A Ekaterinbourg, mentre questa città accoglieva il congresso del partito al potere "Russia unita", contro il quale, tra l'altro, erano diretti i giorni di azioni del SKS, le mobilizzazioni sono state rese difficili dal rifiuto degli enti locali di accordare le autorizzazioni necessarie all'organizzazione di manifestazioni. Tuttavia, molti partiti politici ed associazioni, in particolare il movimento locale degli abitanti dei dormitori operai, ha fatto il picchetto dinanzi al luogo del congresso. Riassumendo, più un migliaio di persone hanno trasgredito il divieto di manifestare.

Nelle altre città, la mobilizzazione è stata inferiore, ma si è accompagnata ad un lavoro d'informazione degli abitanti. Nella piccola città di Krasnoobsk, in Siberia, il Soviet delle associazioni ha raccolto 150 persone in occasione di una riunione il 2 dicembre, quindi un'assemblea dei rappresentanti di 30 immobili ha avuto luogo il giorno dopo per mettere a punto una strategia comune di azioni.

A Perm, l’assemblea del 1 dicembre (alla luce delle torce, a notte fonda) ha riunito 150 partecipanti, per lo più militanti del movimento locale dei dormitori operai, rappresentanti dei comitati degli immobili e i militanti del locale Soviet delle azioni di protesta. Il numero di partecipanti sarebbe certamente stato più numeroso se gli enti locali non avessero rifiutato l'autorizzazione di manifestare dinanzi al Parlamento regionale, luogo tradizionale d'organizzazione delle azioni collettive di protesta. Dal momento che le elezioni regionali avrebbero avuto luogo il giorno dopo, la parola d'ordine "cancellate la scheda elettorale!" è stato aggiunto alle rivendicazioni comuni.

A Togliatti l’assemblea, organizzata dal Comitato di resistenza cittadina, ha riunito 500 persone. I mass media locali sono stati indifferenti all'evento. Alle rivendicazioni comuni si aggiungeva quella di mantenere le sottoscrizioni preferenziali ai trasporti in comune per i pensionati.

Ad Oufa, dove il movimento d'opposizione subisce forti pressioni (convocazioni alle stazioni di polizia ed interrogatori "preventivi" dei capi), i militanti del "battaglione della zona 570" sono riusciti ugualmente a raccogliere circa 500 persone. La principale rivendicazione dei manifestanti era l'opposizione alle demolizioni delle abitazioni amministrativamente dichiarate "rovinate" del centro città. Là ancora, l'azione prevista all'origine sulla piazza centrale dinanzi al Parlamento regionale, ha dovuto essere spostata (decentrata) a causa dell'opposizione degli enti locali.

A Tioumen, all'appello del locale Soviet ed attorno al deputato popolare regionale Alexandre Tcherepanov (partito comunista operaio della Russia e capo del Soviet), si sono mobilitate circa 300 persone.

Nella regione di Mosca, delle assemblee da 100 a 250 persone hanno avuto luogo in una decina di città di periferia. La manifestazione nella città di Khimki è stata vietata. Peggio ancora, mentre distribuiva opuscoli, un giovane militante del comitato locale e delle gioventù di sinistra è stato fermato e, dopo passaggio lampo davanti tribunale, gettato in prigione per 10 giorni! Alla sua liberazione, il 23 dicembre, un’assemblea ha avuto luogo sotto forma di "incontro con un deputato" (Viktor Tioulkin, deputato dell'opposizione alla duma federale), poiché la sola forma garantisce i dimostranti delle rappresaglie delle autorità locali.

A Saratov, dove la mobilizzazione è inferiore, si sono riunite un centinaio di persone.

A Omsk, con una temperatura ghiacciale di -20 gradi solo una cinquantina di persone hanno trovato il coraggio di partecipare all’azione d'informazione organizzata da: il movimento degli abitanti dei dormitori operai, la confederazione siberiana del lavoro, l'associazione per la difesa del diritto all'alloggio degli orfani ed il Comitato delle azioni di protesta.

Molti picchetti d'informazione, successivamente in varie zone, hanno avuto luogo anche a Penze, a Tomsk e Saint-Pétersbourg. In quest'ultima città, inoltre, è stata organizzata una conferenza generale dei militanti del movimento per le iniziative cittadine e dell'associazione "casa della speranza", che ha raccolto più di 150 persone attorno alla parola d'ordine "la legislazione dell'alloggio per il bene del popolo!". Tra le azioni e dichiarazioni discusse, è stato deciso di indire un referendum popolare sulla questione della costruzione di megaprogetti immobiliari che mettono in pericolo l’''architettura storica” e l'equilibrio ecologico della città, in particolare un edificio gigantesco per l'impresa monopolistica Gazprom. La manifestazione prevista per il 5 dicembre dinanzi al Parlamento regionale era stata vietata.

A Samara, con l'aiuto di un comitato di iniziativa legato alla rete SKS, si sono mobilitati gli abitanti dei villaggi attigui alla città, che protestano contro la ridefinizione amministrativa che li privava dello statuto di zone integrate alla città e quindi di molte garanzie sociali legate a questo statuto.

Infine, a Mosca stessa, dove la mobilizzazione degli abitanti rispetto alle questioni del codice degli alloggi è inferiore grazie alla ricchezza del bilancio comunale ed alla politica populista del sindaco Iouri Loujkov che mantiene tariffe e condizioni preferenziali per gli abitanti della capitale, il comitato di iniziativa aveva deciso di rinunciare alla raccolta tradizionale minoritaria per organizzare un'assemblea di gruppi di iniziativa degli abitanti. Circa 150 persone vi hanno partecipato ed hanno deciso di provvedere a istituire un Comitato di coordinamento per lo sviluppo dell'autogestione.

La politica della città ed il movimento contro le demolizioni di costruzioni e le "costruzioni selvagge"

Tutto l'anno scorso è stato segnato dai conflitti nei quartieri contro le costruzioni dette "selvagge" (costruzione di nuovi immobili vicino alle abitazioni esistenti o in rottura con le norme ecologiche) e contro le demolizioni di abitazioni giudicate amministrativamente "rovinate" o, semplicemente, ostacoli per la costruzione di nuovi insiemi immobiliari. Quasi ogni giorno racconta di una lotta intrapresa dagli abitanti di questo o quel quartiere in una o l'altra città; gli abitanti si mobilitano di solito spontaneamente e le associazioni o i partiti politici concedono il loro sostegno abbastanza rapidamente. In molti casi, le azioni assumono un carattere piuttosto radicale: gli abitanti bloccano il terreno da costruire, impediscono le demolizioni, l’abbattimento degli alberi, si stendono sotto i bulldozer, organizzano campi permanenti d'allarme, o si introducono nelle prefetture. Nell'estate 2006, nel sobborgo moscovita di Boutovo, la lotta degli abitanti di un quartiere di villette private, che il comune di Mosca voleva radere al suolo per costruire al loro posto grandi immobili, ha fatto molto parlare di sè ed ha ottenuto il sostegno di una grande parte dell'opinione pubblica.

La posta in gioco è alta perchè si tratta di terreni da costruire, che si fanno rari (e valgono dell'oro) nelle grandi città. I municipi attuano tutte le manovre possibili per dichiarare, così da un giorno all'altro, un'abitazione "rovinata" secondo norme incerte, o per classificare un terreno "riserva comunale" e sloggiare sotto questo pretesto i proprietari che poi alloggiano in altri posti che non scelgono loro o che vengono compensati secondo criteri poco chiari.

Contro l'aumento del movimento di protesta, gli uomini politici parlano sempre più di minaccia d'estremismo e di gruppi politici che incitano gli abitanti ad azioni "estremiste". Iniziative sono in corso per riformare la legislazione sull'estremismo allargandone la portata per combattere meglio le azioni spontanee d'opposizione ai cantieri immobiliari.

Per quanto riguarda il movimento di resistenza alla speculazione immobiliare, nell'insieme, è poco strutturato e coordinato. Infatti i gruppi volontari di abitanti dei quartieri agiscono in modo relativamente isolato. Tuttavia, la tendenza è alla ricerca di contatti ed all'installazione di reti, più o meno estese, alle quali partecipano, tra l'altro, i comitati o Soviet di coordinamento delle lotte. La formazione di un vasto movimento unitario è rallentata dalla mancanza di mezzi e la debolezza della coscienza di difendere interessi comuni, come pure il gioco delle organizzazioni politiche che cercano spesso di utilizzare queste iniziative di abitanti per raggiungere il loro scopo.

Tuttavia, il movimento dovrebbe svilupparsi ancora negli anni futuri, poichè la pressione delle società immobiliari e dei poteri locali stanno crescendo. E la legislazione segue questa direzione: toglie sempre più diritti agli abitanti e rafforza i margini di manovra dei gruppi immobiliari, per la maggior parte legati ai poteri locali. Così sono stati adottati degli emendamenti al codice per la gestione del territorio che aboliscono l'obbligo di una perizia ecologica preliminare ai progetti immobiliari. Sono in corso d'esame alla duma di Stato degli emendamenti o progetti di legge che allargano le possibilità del comune di confiscare dei terreni per "necessità comunali" definite al più vago e che facilitano il compito alle società immobiliari. Tutto ciò in nome della necessità di regolare il problema della mancanza di alloggi. Ma le associazioni e gli abitanti sfrattati contestano questa argomentazione, sostenendo che nelle nuove costruzioni non si trovano gli alloggi sociali ma i centri di affari o d'intrattenimento e le costruzioni di lusso.

In realtà, nella maggior parte dei casi, la nuova politica urbana corrisponde effettivamente agli interessi dei grandi gruppi immobiliari legati ai poteri locali ed ignora le necessità sociali come pure le norme sanitarie o ecologiche.

Il problema dei dormitori operai ed il movimento degli abitanti dei dormitori

Il problema di chi vive da decine di anni nei dormitori operai in attesa di una ri-collocazione è che la loro esistenza è stata semplicemente ignorata dal nuovo codice dell'alloggio, che non considera per nulla la questione. Grazie alla pressione di azioni massicce di protesta di questi abitanti costituiti in movimento relativamente ben strutturato a livello federale, il potere, nella persona del Presidente Vladimir Putin, si è espresso per riconoscere a questi abitanti il diritto di privatizzare il loro alloggio nei dormitori in questione

Nel corso dell'anno 2006, il movimento degli abitanti dei dormitori della Russia (ufficialmente fondato in occasione della tribuna sociale della Russia, in luglio, mantenendo legami di cooperazione stretta con la rete SKS) ha organizzato due azioni unitarie a livello federale, il 5 marzo ed il 30 settembre, alle quali hanno partecipato decine di città. Sempre più vittorie sono da registrare anche a livello giuridico: gli abitanti dei dormitori comunali si vedono riconoscere il diritto di privatizzare il loro alloggio in focolare.

Numerosi problemi rimangono tuttavia non risolti. Da un lato, la legislazione non ha regolato il caso di molti dormitori comunali illegalmente "privatizzati" dalle imprese o dalle amministrazioni federali negli anni 90. D’altra parte, gli abitanti dei dormitori non comunali si vedono privati del diritto di privatizzare il loro alloggio, e le privatizzazioni degli anni 90 non possono essere contestate, poiché il termine per l'appello in giudizio (riportato a tre anni sotto Putin) è passato. Inoltre, esiste il problema legato al rischio d'espulsione degli abitanti dei dormitori in caso di cambiamento di proprietario, o anche semplicemente in caso di decisione degli attuali proprietari di avere maggiori rendite immobiliari trasformando, ad esempio, i dormitori in hotel o aumentando smisuratamente gli affitti.

Gli emendamenti dei deputati dell'opposizione (Khovanskaïa, Shein, Tioulkin, etc.), che regolano almeno parzialmente questi problemi, sono stati adottati soltanto in prima lettura, il 28 giugno scorso. La seconda e terza lettura non ha ancora avuto luogo, certamente sotto l'influenza delle lobby che difendono gli interessi delle imprese proprietarie dei dormitori, ed anche a causa di una certa smobilitazione del movimento degli abitanti dei dormitori, determinata dal fatto che una parte di loro (gli abitanti dei dormitori comunali) ha più o meno ottenuto la difesa dei loro diritti davanti al tribunale.

Le piramidi immobiliari ed il movimento "dei CO-INVESTITORI truffati"

L'ultimo problema da evocare riguarda i piccoli risparmiatori che hanno investito tutti i loro risparmi nella costruzione di immobili con la promessa di ottenere un appartamento e che hanno perso tutto, risparmi e casa, a seguito del fallimento di società immobiliari disoneste che sono scomparse mentre il cantiere era ancora aperto. Di questa vasta frode, che ha spesso ricevuto l'avallo dei poteri locali che si facevano garanzia delle società immobiliari in questione, si parla ampiamente nei mezzi di comunicazione. Ciò è dovuto in parte al fatto che la truffa riguarda la mitica "classe media" russa in formazione, in parte al movimento "dei CO-INVESTITORI truffati", come si definiscono gli stessi, che è particolarmente bene strutturato, possiede dei mezzi (essendo la gran parte dei "truffati" piccoli imprenditori o giovani famiglie) e beneficia dell'aiuto di alcuni professionisti della comunicazione che sono stati interessati personalmente dal problema. Infine, il movimento non esita ad intraprendere azioni radicali (scioperi della fame, occupazione di locali amministrativi o di costruzioni non terminate, creazione di accampamenti con tende anche davanti alla casa bianca - azione severamente repressa nel maggio scorso), poiché, per dichiarazione stessa dei partecipanti, essi "non hanno più nulla da perdere, avendo già perso tutto ". Si battono per ottenere la soluzione della loro situazione a livello federale con l'adozione di una legge che garantisca loro di ottenere l'alloggio che hanno già pagato.

Vista la grande attenzione dedicata dai media a questo movimento, esso è diventato, in questi ultimi mesi, oggetto di tentativi di séduzione da parte di diverse forze politiche, anche di quelle gravitanti nell'orbita del potere attualmente in vigore. Questo atta ha già determinato delle scissioni nell'ambito del movimento: in particolare una corrente del movimento è piuttosto propensa a sostenere le iniziative del partito al potere "Russia unita" che promette di regolare il problema con l'adozione di una nuova legge che prevede il rimborso "dei CO-INVESTITORI", mentre un'altra corrente è più legata alla nuova formazione politica che si oppone a "Russia unita", il partito "Russia giusta", che propone un progetto di legge alternativo.

Per il momento, nonostante le promesse e dichiarazioni degli uni e degli altri, il problema non è assolutamente risolto, ed il movimento di protesta dovrebbe dunque continuare.

In conclusione, riteniamo che il movimento sociale degli abitanti è quello che si sviluppa più dinamicamente ed è più legato alle iniziative spontanee della popolazione. Le sue rivendicazioni principali riguardano revisioni in profondità della legislazione in materia d'alloggio, di costruzione immobiliare e di politica della città. Viste le riforme in corso iniziate dal potere vigente e dalle lobby immobiliari che vanno nel senso contrario a quello desiderato, si ritiene che il movimento crescerà ancora l'anno prossimo, nonostante i tentativi di recupero e le repressioni che sono da prevedere.