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Il partenariato secondo l'ONU-Habitat? Un Appello a salvare il pianeta con la democrazia

« Scusatemi se sono arrivata in ritardo e non ho potuto seguirvi, ma ho dimenticato le mie cuffie per gli interpreti in un'altra sala. » È così che la responsabile dell'ONU-Habitat ha esordito al dialogo con le organizzazioni della società civile del Forum Urbano Mondiale.

Niente male come presentazione, tanto più che, per più di due ore, i partecipanti avevano criticato sia il veto su tematiche scottanti nel dibattito ufficiale, come gli sfratti e l'accaparramento delle terre, sia il sostegno dell'ONU-Habitat alla totale mercificazione delle città in contraddizione con l'approccio « diritti umani » che dovrebbe rappresentare la sua ragion d'essere.

« Ma non vi preoccupate - ha continuato questa signora - perché l’ONU- Habitat sostiene i partenariati, come dimostra l'accordo che abbiamo appena firmato con Coca-Cola1  per dare acqua fresca a un milione di persone. »

Su queste parole di apprezzamento, nella sala è calato il gelo: si tratta infatti del partenariato con una multinazionale, oggetto di numerose campagne di boicottaggio2 , accusata, tra l’altro, di servirsi dei paramilitari per violare i diritti dei lavoratori e di rubare l'acqua ai poveri.

Ma c'è di peggio, peggio del fatto che lo stand Coca-cola sia stato ben accolto mentre i membri del Foro Sociale Urbano sono stati costretti da guardie armate a togliere le loro T-shirt con il logo della Campagna Sfratti Zero all'ingresso del FUM3 .

C'è di peggio della cancellazione, avvenuta malgrado la richiesta del Consiglio di Amministrazione di Habitat, del Gruppo Consultivo sugli Sfratti Forzati- AGFE dell'ONU-Habitat, esempio meritorio di partenariato con la società civile, che avrebbe potuto controbilanciare in maniera valida i drammi umani rappresentati dai milioni di sfratti forzati nel mondo intero. Questo annullamento accompagna la sopressione dell'indicatore sugli sfratti e sulla sicurezza fondiaria nella verifica degli Obiettivi del Millennio. In mancanza di questi strumenti, queste gravi violazioni dei diritti umani, spesso causate dalle politiche di sviluppo, comprese quelle che risultano dal partenariato pubblico-privato, non sono prese in considerazione, né per prevenirle né per apportare delle soluzioni.

La cosa peggiore è la fiera, la propaganda che cerca di nascondere il mercato dei beni comuni, sociali e naturali, cioé il mantra che sembra animare il partenariato proposto, a Rio+20 e al FUM di Napoli, dove il settore pubblico consegna le chiavi delle città e dei territori in mano ai privati, ossia ai ladri del nostro futuro, dove la democrazia deve cedere il posto alla dittatura della finanza.

In cambio di cosa? Delle risorse necessarie a uscire dalla crisi globale finanziaria e urbana, afferma la propaganda.

Ma è possibile, è ancora possibile accettare le ricette proposte dai responsabili di questa crisi ? Ancora ricette neoliberali che esigono le privatizzazioni, invece di pagare per ciò che hanno abbondantemente sottratto?

Incubo o eccessivo pessimismo?

Sfortunatamente la realtà è già andata oltre, come annunciato dalla proposta « città a statuto speciale »4  in corso di realizzazione in Honduras. Più speciali delle zone speciali in Cina, queste città sarebbero delle vere e proprie colonie interne, perché la sovranità di questi territori, con il loro statuto, gestione della giustizia e polizia, sarebbe ceduta totalmente agli investitori e ad altri paesi5 . Per farlo, dopo il colpo di stato del 2009, è stata recentemente votata una modifica alla Costituzione.

L'Onu-Habitat ha forse pronunciato una sola parola di critica ?

O, piuttosto, queste « città sotto contratto » rappresentano il futuro auspicato per le città, nascosto dietro il Manifesto per la Città6 , antefatto di Habitat III nel 2016 ?

Sta alle organizzazioni di abitanti, alla società civile, alle autorità locali e ai governi democratici di tutto il mondo la responsabilità di invertire questa tendenza per uscire dalla crisi, sconfiggendo questo approccio catastrofico.

Si tratta di salvare il pianeta tramite la democrazia, sostenendo la proposta di un patto sociale urbano alternativo, fondato sui diritti umani e dell'ambiente, oltre che sulla responsabilità di tutti questi attori di comportarsi come creatori e governatori dei territori, non come clienti delle multinazionali.

Sta all'ONU-Habitat prenderne atto e cambiare il suo approccio, facendo affidamento sugli abitanti, sulle autorità pubbliche e sui professionisti delle città, cioè sui tre pilastri fondanti del sistema : le nostre città e territori, la nostra madre Terra. Per questi motivi, senza aspettare il Forum Urbano Mondiale del 2014 a Medellin, l'ONU-Habitat dovrebbe prendere in considerazione l'istituzione di un Consiglio consultivo composto da membri della società civile e dei movimenti popolari, come ha fatto la FAO. Lungo questo percorso, l'ONU-Habitat non può più rimandare né la reintroduzione dell'indicatore sugli sfratti forzati, né la creazione di una Task Force multi attore ad hoc, dotata di una responsabilità reale e di una voce. Immediatamente, senza dubbio: è necessaria una presa di posizione, ufficiale e critica, contro le « città sotto contratto » .

1.Coca-Cola and UN Habitat expand their partnership to 10 countries  

2.Criticism of Coca-Cola

3.World Urban Forum, AIH denuncia la partnership tra ONU Habitat e Coca-Cola

4.The Charter Cities

5.Video: La prima città a statuto speciale?

6.Manifesto per la Città

Riferimenti geografici


I(le) Traduttori(trici) Volontari(e) per il diritto alla casa senza frontiere dell’IAI che hanno collaborato con la traduzione di questo testo sono:

Piera Biffardi, Lia Pisani

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